ART HOTEL EUROPA, Brno Repubblica Ceca 2011
Mi chiamo Maria Gabriella Troilo e sono nata a Senigallia il 5 gennaio 1958, quindi ancora per due giorni ho cinquantadue anni, ma alla fine di questa esperienza ne avrò ben cinquantatre.
L’arte mi ha salvato la vita!
Per me è stata cibo per l´anima, ed anche Venezia è stata il mio luogo dell’anima.
Un inciso: per la mia presentazione vorrei sperimentare il far andare questo breve racconto per immagini che, pur nella sua ingenuità, mi rappresenta, e farvi giungere la mia voce come supporto ad esso.
Nasco in maniera un po’ travagliata e la mia vita prosegue tra Senigallia, Macerata e Pescara, in un modo che io vivo molto dolorosamente.
Manifesto molto presto l’inclinazione al disegno, rigorosamente in bianco e nero, ma, al momento di scegliere la scuola superiore, mio padre mi vieta di iscrivermi al Liceo Artistico e la mia vita procede su un binario parallelo. In seguito mi iscrivo all’università di Architettura per cercare di avvicinarmi nuovamente alle mie naturali inclinazioni, ma il disegno tecnico risulta uno strumento e non un mezzo espressivo. Comunque, per finire in bellezza, mi trasferisco allo IUAV di Venezia e faccio la tesi a Berlino, sulla fotografia di Laszlo Moholy-Nagy ed il Bauhaus degli anni Venti. Quindi, accanto al mio lavoro di maestra, lavoro in uno studio fotografico e tengo lezioni di Storia della Fotografia, ma ben presto torno al mio primo amore: la pittura, la cui storia e le cui evoluzioni nei secoli avevo sempre studiato parallelamente.
Penso infatti che la Pittura non sia morta e sia sempre contemporanea e politica, perché è comunque un punto di vista sul mondo.
Tornando alla mia esperienza, per fornirvi un elemento autobiografico che possa darvi un parametro di decodificazione adeguato, posso dirvi che ho iniziato a vedere i colori dopo i trent’anni, quando ho cominciato a metterli su carta o su tela.
In questo periodo infatti mi sono iscritta all’Associazione Culturale Spazio Arti Figurative Lorenzo Lotto di Mirano dove ho frequentato corsi di disegno, pittura, acquarello, incisione per sei anni.
Quando si impara una lingua straniera ci si esprime con frasi del tipo: Il sole è giallo, Il cielo è azzurro, La mamma è buona, pur avendo un livello cognitivo maggiore. Ecco, cosi a me sembra di esprimermi in questo codice comunicativo. Tuttavia la mia vita privata e le esperienze fatte, che dai miei lavori traspaiono dando loro forza e sostegno, bilanciano la tecnica: sento che un lavoro è finito quando la primordiale espressione e la più raffinata creatività sono in equilibrio, o almeno cosi mi sembra.
Dalla laurea in Architettura ho fatto un percorso inverso al solito: dopo aver frequentato per due anni gli incontri di Terapia artistica de La Scuola di Luca di Firenze, mi sono iscritta al Liceo Artistico serale di Venezia.
Insomma dal disegno e dai pennelli ho preso in mano la cazzuola, con la quale ho iniziato a stendere i colori e poi ho aggiunto sabbia, un po’ come fanno i muratori. A questo punto mi sono accorta che era la donna che agiva e che con la materialità tornavo a far parte della Grande Madre Terra, dalla quale provenivo e discendevo. Insomma sono tornata alla materia ancestrale alla ricerca delle radici, in un processo di semplificazione che spero non sia semplicismo, poiché vorrebbe essere essenzialità!
Lo zoom e le inquadrature tagliate rivelano i miei trascorsi fotografici.
Il brutalismo – da poco tollerato sulle donne, infatti è ancora poco consentito alle donne essere disgustose – è una licenza che mi concedo per necessita di immediatezza.
I miei grandi corpi colorati disturbano ancora, soprattutto perché si fanno vedere, si impongono, proclamando la loro esistenza e la mia. Ho inoltre constatato che moltissime donne hanno temi analoghi, anche se espressi nei modi più diversi.